“Quando i libri di Anto hanno lasciato casa, (non tutti qualcuno, al quale siamo più legati, è rimasto qui) e sono entrati nella Biblioteca dei Ragazzi-e nel parco 2 Giugno, e nella più grande famiglia di Bari Social Book, ho scritto queste due righe per il momento della consegna. Righe che, ovviamente, non ho letto.
Domenico Diacono

(11/05/2021)

Ricordiamo Anto da sempre alle prese con i libri. Anzi alle prese con la lettura in generale. Da quando ha capito che quelle linee scure su fondo chiaro o colorato raccontavano storie, non se ne è più separata.

Il suo primo contatto con la parola scritta?

Probabilmente Angela che legge le storie sul retro delle scatole di pastina Plasmon quando Anto aveva dieci mesi. Gliele conservava e poi diventavano delle “carte” da sottoporre alla nostra ennesima lettura in qualsiasi momento.

Aveva due anni quando al suo compleanno estraeva dalle scatole i giocattoli ed il loro libretto di istruzioni, lasciava da parte il giocattolo e veniva da noi con il libretto e la solita frase sempre pronta sulle labbra: “che c’è scritto qui?”.

La ricordiamo seduta davanti a Paolo, nato da qualche mese, che scorreva con il dito le parole sui suoi libri per bambini, facendo finta di leggere e raccontando, a suo modo, la storia che ricordava. Più o meno nello stesso periodo ho iniziato a leggerle piccole storie a letto, prima di dormire.

Poi siamo passati alle fiabe, al libro delle “365 storie della buonanotte” che sono durate molto meno di un anno perché alla fine di ogni storia c’era sempre un “ancora”.

Ricordiamo anche che lei ad un certo punto ha iniziato a raccontarci una sua storia, ispirata dai cartoni animati e da quanto ascoltava. Ogni volta che ci riunivamo per mangiare lei la riprendeva, sviluppava, la raccontava infervorata. Ricordiamo cavalli bianchi, creature alate, magie, il mare, non molto di più.

Infine sono arrivati i libri: conservo chiaro il ricordo delle nostre letture del Grande Gigante Gentile e delle Streghe di Roald Dahl, di Abbaiare Stanca di Pennac, e di lei che teneva duro, gli occhi rossi dal sonno, per finire di ascoltare il capitolo.

E poi finalmente ha iniziato a leggere da sola.

Tra le prime letture i giornalini di Topolino, solo che ad un certo punto abbiamo dovuto evitare di acquistarne altri, per poter tornare ad usare il bagno anche noi, dato che ne portava un certo numero sempre con se.

E doveva finirli prima di uscire.

Tutti.

In seguito, ha iniziato a leggere i libri veri e propri, rallentando forse solo nell’ultimo periodo della sua vita, quando pure aveva in programma (era una delle “Dieci cose da fare prima di morire”) di finire le 1000 pagine dei racconti di Conan Doyle su Sherlock Holmes, il suo personaggio preferito. Quel libro lo portava ovunque, anche al mare.

Ricordiamo di essere andati alla ricerca di librerie in paesini di montagna, perché aveva finito in un giorno il libro per le vacanze che aveva portato da casa, e di aver acquistato per motivi simili libri nei posti più strani.

La spesa del fine settimana nei centri commerciali includeva sempre una tappa obbligata: la libreria. Anto correva da sola nel suo reparto preferito, prendeva un libro e si sedeva a leggere sulla panchina. Poi quando era ora di andar via, e solo allora, iniziava a cercare il nuovo libro da acquistare.

Solitamente il tempo che impiegava era direttamente proporzionale alla nostra fretta e al numero di surgelati acquistati.

Per segnalibro usava qualsiasi cosa che le capitasse sottomano. Un elenco non esaustivo comprende: fogli, fazzoletti, pacchetti PIENI di fazzoletti, righelli, calze antiscivolo, frontini. Era però sempre attenta nel trattare delicatamente i libri, tant’è che questi 160 libri sono stati lasciati in ottime condizioni.

Quando entravamo in una casa, dai nonni, dagli amici, da persone appena conosciute, una delle prime cose che faceva era cercare la libreria ed ispezionare i titoli.

Anto non si è mai fatta spaventare dal numero delle pagine, alcuni dei suoi libri erano davvero esageratamente voluminosi. Tanto che le prime volte ci assaliva un dubbio: ma davvero li aveva letti completamente? Lei questo dubbio lo prendeva come una sfida, e partiva a raccontarci trame troppo lunghe e complesse per essere inventate da lei.

Sì decisamente lunghe.

Troppo.

Dalla ennesima infinita trama fantasy in poi le abbiamo creduto sulla parola.

Nel tempo sicuramente questa passione era diventata anche una via di fuga. Anto scrive ad una amica in un momento di sconforto che

i libri sono meglio delle persone”.

Siamo contenti però che abbia avuto questa consolazione. Ci viene in mente una frase di George Martin:

Chi legge vive mille vite prima di morireChi non legge mai, ne vive una sola“.  

Quante vite in quattordici anni ha vissuto Anto! Quante avventure ha attraversato, quanti personaggi e persone ha incontrato, quanti mondi diversi ha visitato.

Una parte di questi mondi oggi li abbiamo lasciati alla Biblioteca dei ragazzi-e a Bari, perché aprano le loro porte ad altri lettori, come hanno fatto con Antonella, moltiplicando la loro vita e il loro desiderio di conoscere e sognare.

Ma dobbiamo anche farvi una confessione: abbiamo lasciato anche una parte di Anto.

I libri erano nella sua stanza da più di tre anni ma fino a quando non li abbiamo presi per catalogarli, timbrarli e portarli alla Biblioteca non avevamo capito quanto averli tra le mani ci portasse vicino a lei. Ci è sembrato di entrare ancora nel suo mondo, di sentire il suo entusiasmo quando in libreria appariva l’ultima pubblicazione della sua serie preferita, di vedere i suoi occhi brillare quando riemergeva dalle pagine del suo ultimo libro.

Forse abbiamo davvero capito quella sua frase

Quando i miei eroi moriranno e le fiabe e i sogni non saranno più sufficienti a tenere in piedi quel che è rimasto di me, cosa succederà?”.

In questi libri sono racchiusi proprio i suoi eroi. Loro sono qui, non sono morti con lei, ma anzi è lei che vive con loro.

Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi l’ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.” scrive Carlos Ruiz Zafon.

Ci piace pensare che, “rianimando” questi libri, mettendoli a disposizione dei ragazzi e delle ragazze che passeranno in questa Biblioteca, in qualche modo anche lei continui ad esserci.

L’ultimo dei desideri che Anto ha abbandonato ingiustamente quella mattina, era di diventare l’autrice di un libro. Non c’è da stupirsene. Siamo certi che se fosse rimasta con noi ci sarebbe riuscita. O quantomeno si sarebbe divertita parecchio nel provarci.

Abbiamo fatto quel che potevamo, raccogliendo i frammenti di quel che aveva scritto in “Io sono come il mare”, e facendone lo spunto dei racconti di “C’è sempre una chiave”. Abbiamo aggiunto anche questi libri a quelli di Antonella, perché crediamo che anche questi siano autenticamente suoi.

Siamo felici che Antonella sia stata accolta in questo luogo di cultura e serenità, con tanto affetto; siamo certi che Anto ne sarebbe stata felicissima.
E lo siamo anche noi.