Da sempre le persone sono state condizionate dal timore di non essere accettate dagli altri, di non piacere a cominciare dall’aspetto fisico.
Nella nostra società poi l’apparenza ha assunto un ruolo preponderante e la maggior parte di noi prova un’inconscia paura di essere giudicata inadeguata – in base all’ aspetto, al modo di vestire, alla gente che frequenta o alle preferenze che manifesta – e per questo emarginata.

Se ci si pensa, infatti, oltre ad essere spaventati dal disprezzo degli altri, la maggiore inquietudine deriva dall’idea di rimanere da soli, di non appartenere ad un gruppo con cui condividere ideali, passioni, esperienze o semplicemente stati d’animo.
E se tale timore è sempre stato comune a tutte le generazioni, nella nostra società il fenomeno ha raggiunto un’evidenza maggiore soprattutto per via del massiccio utilizzo di social e mass media che rende istantanea la diffusione di immagini, opinioni e informazioni.
Oggi, infatti, non solo siamo bombardati da pubblicità e messaggi subliminali che inducono ad imitare personaggi “ideali” ma abbiamo anche la consapevolezza che ogni nostra immagine, ogni nostra azione o opinione può diventare, in un attimo, pubblica e quindi tendiamo ad assumere immagini e comportamenti che possano riscuotere approvazione.

Il desiderio di corrispondere a immagini “socialmente accettabili” può avere effetti differenti: alcuni riescono ad adattarsi facilmente a ciò che la massa detta, condividendo l’idea che “apparire” è più importante che “essere”; altri perdono l’equilibrio tra l’ideale di perfezione che rincorrono e la realtà (è il caso per esempio di chi cade nell’anoressia o nella bulimia); altri ancora, non riconoscendosi affatto nei modelli proposti dalla società, decidono di rimanere ciò che sono, accettando il rischio dell’emarginazione e della solitudine.
Ma soprattutto da adolescenti non sempre si è pronti per rimanere soli e, a volte, il rischio è quello che per rompere il cerchio del proprio isolamento si assumano comportamenti autolesionisti o si compiano gesti estremi.

E’ per questo che la comunicazione, quella vera, quella concreta, quella fatta di parole dette guardandosi negli occhi, deve aumentare: bisogna parlare, con gli amici, con i genitori, con i fratelli, con chiunque abbia voglia di ascoltare, perché le parole, a volte, possono veramente fare la differenza.

Dramateach Company


#iosonocomeilmare


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