In piazza, a Valenzano, dallo scorso 8 Dicembre c’è una panchina azzurra, con una scritta bianca che recita “Io sono come il mare”, firmata “Anto Paninabella”.

La panchina azzurra arriva dopo tre anni di attività della associazione.

È molto difficile ricordare chi ci lascia suicidandosi.

Innanzitutto, a meno che non si tratti di un personaggio celebre, è difficile distaccare la sua vita dalla sua morte; anche per noi genitori è un lavoro quotidiano. Sembra che ricordare la persona scomparsa sia come ricordare il suo suicidio, cosa che non accade per qualsiasi altro tipo di morte. Forse c’è di mezzo la supposta “volontarietà” del suicidio, ma qui si aprirebbe un lungo discorso: dico solo che quella stessa mattina Anto scrive: “non voglio morire”.

Noi quando ricordiamo Anto ricordiamo la persona che era e sempre rimarrà nei nostri cuori. Per usare le parole di una amica: “ho avuto la fortuna di incontrare Antonella, anni fa, durante le mie lezioni di teatro, e porterò sempre con me la sua immensa sensibilità, l’energia vitale, la passione, il suo sorriso e la sua allegria contagiosa.

E così nel giorno del suo diciottesimo compleanno abbiamo steso per terra dei fogli di carta sui quali i bambini di passaggio potevano fermarsi a disegnare, mentre un artista preparava per loro palloncini e immense bolle di sapone, sulla musica di Caparezza. Nel frattempo ragazzi di Lucidafollia ultimavano la panchina e scrivevano la frase di Antonella, quella che ce la fa ricordare così come lei stessa si era descritta: “piena di vita e di colori”.

Coloro che ci hanno consentito di realizzare questo momento di festa hanno guardato Antonella proprio così, per quel che era e per come lei ha voluto essere ricordata e per come noi la ricordiamo con l’associazione. Non è una cosa banale, e gliene siamo infinitamente grati.

Anto era solo una bimba, ma una bimba che in un momento di sofferenza estrema ha pensato agli altri, lasciando il suo messaggio: “non siete soli”, preoccupandosi di far capire che quel che l’avrebbe salvata, quel che potrebbe salvare tante persone è semplicemente l’attenzione, il non sentirsi soli ad affrontare i propri mostri.

Ci piace guardare alla panchina azzurra come ad un piccolo tassello verso una considerazione diversa del suicidio: una tragedia di cui si deve parlare nel modo giusto, per poterla affrontare e per evitare che chi si trova in un momento di profonda disperazione si senta, come scriveva Antonella, irrimediabilmente difettoso.

Chiudo con le parole di Angela:

“Grazie a tutti coloro che oggi hanno festeggiato con noi il compleanno di Anto.
Grazie a tutti coloro che hanno letto della panchina Azzurra e hanno voluto far parte della festa.
Ai bimbi di passaggio che hanno colorato con noi.
Ai bimbi che portandosi a casa un palloncino gonfiato da Giuseppe Rossini (alias l’uomo buffo  delle grandi bolle di sapone) hanno chiesto chi fosse Anto.
Grazie a Michele della cartoleria GIASCHI CARTOLIBRERIA per averci regalato strisce di carta lunghissima da colorare e scrivere sbizzarrendo la fantasia di grandi e piccini.
Grazie a tutti i ragazzi di Lucidafollia per aver esaudito i nostri desideri e all’amico Ennio Cusano per il book fotografico a sorpresa e al sindaco Giampaolo Romanazzi e all’assessora Mariangela Lupo e a tutto il team del comune di Valenzano per averci accolto e agli amici che oggi non ci hanno fatto sentire soli donandoci abbracci mentre in sottofondo aleggiava la musica di Caparezza.”

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